
2. Sintesi: Taranto è una nuova città dell’acciaio nel vecchio meridione d’Italia. E’ considerata un banco di prova in Italia per l’industria di base ad alta intensità di capitale come mezzo per stimolare lo sviluppo economico nel Sud Italia. La maggior parte degli osservatori ritiene che l’esperimento non abbia avuto successo.
A prima vista, Taranto rappresenta un paradosso. È una piccola città (250.000 abitanti), ha il più grande e più moderno stabilimento siderurgico d’Italia, il più alto reddito pro capite del Sud (e sostanzialmente più alto della media nazionale) e, fino a tempi recentissimi, poca disoccupazione e nessuna violenza urbana. Nonostante questi importanti vantaggi, Taranto appare povera e dimessa e sono quasi tangibili un’atmosfera di crisi e un generale umore di insoddisfazione. Le recriminazioni volano in ogni direzione mentre i tarantini fanno fatica a comprendere perché le loro (esagerate) aspettative di prosperità e occupazione stabile a tempo pieno (in seguito alla costruzione di un moderno impianto siderurgico) rimangono insoddisfatte e perché la loro città appare sempre più caotica e meno efficiente col passare dei mesi.
5. E’ cosa comune, oggi, tra i cittadini residenti, attribuire la colpa di tutte le loro sofferenze all’Italsider, benché l’avessero accolta a braccia aperte e con aspettative irrealistiche nel 1960. Gli indici sono anche puntati contro i politici e il governo (locale e nazionale). In tutte le accuse sembra esserci un fondo di verità. Italsider è rimasta troppo a lungo distaccata dai problemi della città. Le autorità cittadine hanno fatto poco per controllare o coordinare l’inevitabile crescita e, in buona sostanza, hanno lasciato che i problemi relativi al traffico, alle abitazioni, e simili, si risolvessero da soli. Per esempio, il traffico nell’ora di punta (30.000 persone) verso Italsider doveva attraversare un ponte girevole intasato ad una sola corsia. Per porvi rimedio, la città cominciò a discutere della costruzione di un ulteriore ponte nel 1960; 17 anni più tardi il nuovo ponte fu finalmente aperto al traffico.
Traduzione di Antonella Recchia per PeaceLink
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