Di Alessio Mannino
– la tanto decantata democrazia – perché a vent’anni dalla fine della Guerra Fredda il trattato bilaterale del 1955 che ha dato legittimità formale al via libera italiano è coperto da un anacronistico segreto che ha reso impossibile qualsiasi trasparenza sui lavori, sulle conseguenze ambientali, su eventuali dotazioni belliche, e che soprattutto nega agli italiani tutti di poter rifiutare, se lo volessero, concessioni così umilianti e arbitrarie.
Un minimo senso della responsabilità imporrebbe da un lato che l’area lasciata libera dal diktat statunitense fosse stata trasferita al patrimonio comunale come risarcimento quanto meno simbolico alla calpestata Vicenza, e dall’altro che i soldi per la tangenziale e per le altre opere di raccordo e sostenibilità urbanistica fossero stati garantiti dagli Americani. Ma c’è il fatto che gli Stati Uniti non sborsano un dollaro per niente che non sia utile nel perimetro delle loro basi. Perciò, se l’accordo verrà rispettato, saranno i clienti dell’autostrada coi loro pedaggi a pagare una tangenziale di quasi 300 milioni di euro. Questo è il mesto epilogo di una lotta, quella contro il Dal Molin a stelle e strisce, che era stata un punto di riferimento per l’orgoglio nazionale, democratico e localista. Almeno lo è stata fino a quando i No Dal Molin, succubi del riflesso pavloviano a sinistra, non l’hanno consegnata nelle mani di un abile politicante come Variati, che l’ha cavalcata e poi scaricata, e che oggi canta vittoria sulle rovine di un danno a cui si è aggiunta un’amara beffa.
Fonte Asso di Picche