Di Valter Vecellio *
È palpabile, si coglie e si “respira”: c’è una gran voglia di archiviare la vicenda del G-8, quella “macelleria messicana” che si è consumata alla scuola Diaz e il giorno dopo alla caserma Bolzaneto. Al contrario, più che mai dovrebbero essere puntati i riflettori, si dovrebbe fare chiarezza.
Sempre il 10 luglio “Il Manifesto” altre dichiarazioni del PM Zucca, ancora più dure: “…gli apparati dello Stato, lungi da permettere un’indagine rigorosa collaborando con la magistratura, hanno ostacolato l’indagine. Èuna parte delle scuse mancanti”. E a proposito della questione sollevata da Nucera: “…dei 400 agenti in procura arrivarono le foto dei medesimi all’epoca della leva, dieci, vent’anni prima dei fatti e la responsabilità penale in Italia è personale, non di gruppo. Per chiarire meglio l’atmosfera del duello tra polizia e magistrati, è anche utile ripercorrere la vicenda dell’uomo con la coda di cavallo. L’agente è visibile dentro la Diaz, durante il pestaggio, in un filmato ripreso da un attivista inglese, che riuscì a nascondersi fra i serbatoi dell’acqua sul tetto della scuola Pascoli. È il filmato di Indymedia in cui si vedono le truppe d’assalto sfondare il cancello ed entrare nella scuola. Coda di cavallo ha una maglia da rugby a righe e un bastone. Ricordo che nel momento in cui ci fu un contatto con Manganelli e De Gennaro, ancora prima di chiudere le indagini, chiesi di collaborare almeno su aspetti dirompenti per l’immagine della polizia. Ci fu da parte loro un impegno direi solenne a identificare almeno l’agente con la coda e i firmatari del verbale dell’arresto…”.