Di Alessandro D’Amato
La storia dell’olio d’oliva che non era extravergine comincia nel maggio scorso, quando la rivista Test (ex Salvagente) pubblica i risultati di un’analisi dell’Agenzia delle Dogane su prodotti in commercio di Carapelli, Santa Sabina, Bertolli gentile, Coricelli, Sasso, Primadonna (confezionato per la Lidl) e Antica Badia (per Eurospin), oli prodotti in Toscana, Abruzzo e Liguria.
(adsbygoogle = window.adsbygoogle || []).push({});
E subito dopo tutti i documenti finiscono alla magistratura di Torino, che decide di ripetere i test. Dai risultati delle analisi a campione, affidate ai carabinieri del Nas dal procuratore aggiunto Raffaele Guariniello, l’extravergine di oliva indicato sulle etichette, sarebbe solo olio «vergine», meno pregiato e, soprattutto, meno costoso per i produttori, ma non per i consumatori che spenderebbero, invece, il 30% in più.
Lo scandalo dell’olio d’oliva
In realtà, prima ancora di Il Test, dubbi sull’autenticità di alcuni extravergine, erano stati espressi dal giornalista e blogger americano Tom Mueller nel libro «Extraverginità». Mueller, che dal 2007 vive in Liguria, ha indagato sulle frodi di uno dei prodotti più noti del made in Italy e al suo lavoro si sarebbe ispirato il New York Times per realizzare 15 tavole grafiche intitolate «Il suicidio dell’extravergine». Nel volume, pubblicato da Edt con la prefazione di Milena Gabanelli, analizzando le frodi sul vino sull’olio, il blogger scrive: «Gli effetti del vino su di noi sono chiari e repentini, mentre l’olio lavora sul corpo per vie nascoste, lente, e indugia nelle cellule e nella mente come i miti. Il vino è l’allegro Dioniso; l’olio è Atena, solenne, saggia e irriconoscibile. Il vino incarna la vita che vorremmo, ma l’olio rappresenta la vita così com’è: fruttata, pungente e con una sfumatura d’amarezza complessa — la triade sfuggente dell’extravergine».
FONTE E ARTICOLO COMPLETO: http://www.nextquotidiano.it/lo-scandalo-dellolio-doliva-extravergine-che-non-lo-era/