La storica e archeologa Riane Eisler ha indicato con il neologismo gilania – dalle parole greche gynè, “donna” e andros, “uomo” (la lettera l tra i due ha il duplice significato di unione, dal verbo inglese to link, “unire” e dal verbo greco lyein o lyo che significa “sciogliere” o “liberare”) – quella fase storica plurimillenaria (8.000-2500 a.c in rapporto soltanto al neolitico) fondata sull’eguaglianza dei sessi e sulla sostanziale assenza di gerarchia e autorità, di cui si conservano tracce tanto nelle comunità umane del Paleolitico superiore quanto in quelle agricole del Neolitico.
Le società gilaniche
- «È provato che il matrismo costituisce la forma più antica, più primitiva e più innata di comportamento umano e dell’organizzazione sociale, mentre il patrismo, perpetuato attraverso istituzioni sociali traumatizzanti, si è innanzitutto sviluppato tra gli Homo Sapiens in Saharasia, sotto la pressione di una desertificazione e di una carestia durissime e da migrazioni forzate.» (James de Meo, Le origini e la diffusione del patrismo in Saharasia)
Ilpaleolitico
Il neolitico
- «Ci sono libri che insistono su questo fatto, che suggeriscono idee folli come per esempio che l’ agricoltura e la guerra sarebbero cominciate allo stesso tempo. Dicono che quando i villaggi hanno iniziato a svilupparsi, la proprietà ha dovuto essere difesa, ma non ha senso! C’era la proprietà, ma era una proprietà comunitaria. Infatti, c’era una sorta di comunismo, nel migliore senso della parola. Non potrebbe esistere nel ventesimo secolo. Inoltre, credevano che tutti fossero uguali in relazione alla morte. Mi piace molto questa idea. Non sei nessuno, ne regina ne ré, quando le tue ossa sono raccolte insieme ad altre ossa» (Intervista a Marija Gimbutas)
Esempi di civiltà gilaniche
Çatal Hüyük e Hacilar
La civiltà cretese
Vinca
Cucuteni
- «Non vi erano differenze tra le varie tipologie abitative. Dunque non è possibile stabilire quali case appartenessero a persone ricche e quali a persone povere. Le variazioni nelle dimensioni delle abitazioni potrebbero essere attribuite al numero dei membri della famiglia che vi risiedeva, o dipendere dalle tecniche di costruzione delle case. Pertanto non è possibile parlare di ineguaglianza sociale (come nelle società in cui vigeva la schiavitù), ma solo l’esistenza di una naturale gerarchia all’interno di ciascuna comunità. Come non si può sostenere che esistesse una categoria di guerrieri, in quanto la maggior parte degli abitanti era dedito all’agricoltura. Gradualmente iniziarono ad emergere gli artigiani (ceramisti, addetti alla lavorazione dei metalli, intagliatori del legno e della pietra, costruttori), così come dei personaggi con un ruolo specifico nel campo della religione. L’abbondanza di statuine antropomorfe femminili e la parallela scarsità di sculture a soggetto maschile sembra suggerire l’importanza del ruolo delle donne all’interno di queste comunità.»
La civiltà dell’Indo
Il lascito storico delle società gilaniche

Carta che rappresenta le ondate migratorie dei Kurgan tra il 4000 e il 1000 a.c, secondo l’ ipotesi kurgan sviluppata da Marija Gimbutas, che determinarono la scomparsa delle società gilaniche. L’emigrazione verso l’ Anatolia (freccia con tratti punteggiati) è avvenuta attraverso il Caucaso o i Balcani. La zona viola corrisponde al supposto Urheimat [9] (cultura di Samara, cultura di Sredny Stog). La zona rossa corrisponde alla zona di ubicazione degli indoeuropeo intorno al 2500 a.c. La zona arancione corrisponde alla loro progressione intorno al 1000 a.c.
Bibliografia
- Riane Eisler, Il piacere è sacro: il mito del sesso come purificazione, edizioni Frassinelli, 1996
- Riane Eisler, Il calice e la spada. La presenza dell’elemento femminile nella storia da Maddalena a oggi, edizioni Frassinelli, 2006
- Marija Gimbutas, Il linguaggio della dea, Venexia edizioni, 2008
- Marija Gimbutas, Il linguaggio della Dea: mito e culto della Dea madre nell’Europa neolitica [1989]; introduzione di Joseph Campbell; traduzione di Nicola Crocetti di The Language of the Goddess
6 comments
Ho trovato molto interessante l'articolo, sono però interdetto riguardo la datazione delle invasioni dei kugari. In Sardegna sono state trovate diverse e bellissime statuette di Dea Madre a testimonianza dell'esistenza di una società gilanica soppiantata in seguito dalla società nuragica, popolo di guerrieri e navigatori arrivati nell'isola sarda intorno al 1700 a. c..Come mai a Creta i kugari arrivano invece solamente nel 1450 a.c.?
Ho trovato molto interessante l'articolo, sono però interdetto riguardo la datazione delle invasioni dei kugari. In Sardegna sono state trovate diverse e bellissime statuette di Dea Madre a testimonianza dell'esistenza di una società gilanica soppiantata in seguito dalla società nuragica, popolo di guerrieri e navigatori arrivati nell'isola sarda intorno al 1700 a. c..Come mai a Creta i kugari arrivano invece solamente nel 1450 a.c.?
Sembra che stando al'articolo,i Kurgan invasero Creta molto dopo aver invaso altre popolazioni europee,probabilmente per via della non conoscenza dell'arte navale.Per quanto riguarda la Sardegna(ps sono sardo) è molto probabile l'esistenza di una società gilanica o simile prima di quella nuragica,e i ritrovamenti archeologici ne stanno a conferma.Se guardi il video che ho messo nell'articolo(questo http://www.youtube.com/watch?v=ozaeuULrLjM&feature=player_embedded)al 6 minuto e 29 secondi ci sono delle statuette che ricordano quelle sarde
Sembra che stando al'articolo,i Kurgan invasero Creta molto dopo aver invaso altre popolazioni europee,probabilmente per via della non conoscenza dell'arte navale.Per quanto riguarda la Sardegna(ps sono sardo) è molto probabile l'esistenza di una società gilanica o simile prima di quella nuragica,e i ritrovamenti archeologici ne stanno a conferma.Se guardi il video che ho messo nell'articolo(questo http://www.youtube.com/watch?v=ozaeuULrLjM&feature=player_embedded)al 6 minuto e 29 secondi ci sono delle statuette che ricordano quelle sarde
Dopo la tua risposta ho riletto con più attenzione l’articolo, la Gimbutas e la Eisler scrivono che già nel XVI secolo a.c. nell'isola vengono introdotte nuove armi (scudi, spade, corazze ecc.)prima di allora sconosciute ed indicano nel 1450 a.c. l’arrivo del popolo dei Kurgan che già parecchie centinaia d’anni prima avevano attaccato altre popolazioni europee, risparmiando però l’isola di Creta, probabilmente per il semplice fatto che non conoscevano l’arte navale. Quindi, mi par di capire, che la società Gilanica a Creta termini nel XVI secolo con l’arrivo delle armi, in linea con la datazione dell’arrivo dei Nuragici nella nostra Sardegna. A Creta il periodo prepalaziale (prima delle costruzioni dei palazzi) inizia nel 3650-3000 a.C. e si conclude nel 2160-1900 a.c. con una prima migrazione di popoli dall’Anatolia, nel 1700-1640 a.c. inizia il periodo neopalaziale (periodo del palazzo nuovo) che si conclude nel 1480-1425 a.C. con l’arrivo dei Kurgan della Gimbutas ed Eisler.
Dopo la tua risposta ho riletto con più attenzione l’articolo, la Gimbutas e la Eisler scrivono che già nel XVI secolo a.c. nell'isola vengono introdotte nuove armi (scudi, spade, corazze ecc.)prima di allora sconosciute ed indicano nel 1450 a.c. l’arrivo del popolo dei Kurgan che già parecchie centinaia d’anni prima avevano attaccato altre popolazioni europee, risparmiando però l’isola di Creta, probabilmente per il semplice fatto che non conoscevano l’arte navale. Quindi, mi par di capire, che la società Gilanica a Creta termini nel XVI secolo con l’arrivo delle armi, in linea con la datazione dell’arrivo dei Nuragici nella nostra Sardegna. A Creta il periodo prepalaziale (prima delle costruzioni dei palazzi) inizia nel 3650-3000 a.C. e si conclude nel 2160-1900 a.c. con una prima migrazione di popoli dall’Anatolia, nel 1700-1640 a.c. inizia il periodo neopalaziale (periodo del palazzo nuovo) che si conclude nel 1480-1425 a.C. con l’arrivo dei Kurgan della Gimbutas ed Eisler.
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