Di Enrico Piovesana
L’abbattimento del jet russo nei cieli di Latakia da parte dellaTurchia giunge dopo un fatto cui è stato dato poco rilievo dai media occidentali. Il durissimo colpo inferto negli ultimi giorni dalla Russia al business petrolifero dell’Isis. Il 20 novembre il ministro della Difesa russo, generale Sergey Shoygu ha comunicato a Vladimir Putin che i massicci bombardamenti aero-navali russi dei quattro giorni precedenti avevano distrutto non solo centinaia di autocisterne del Califfato piene di petrolio, ma anche una quindicina di depositi di stoccaggio e di raffinerie nella principale zona di produzione petrolifera dell’Isis,Deir Ezzor, “privando così i terroristi di 1,5 milioni di dollari di incassi quotidiani”. Altri impianti petroliferi e altre centinaia di autobotti sono stati colpiti anche nei giorni successivi.
Uno shock senza precedenti per le finanze dello Stato Islamico, ma anche per quelle dei trafficanti che con questo commercio illegale stanno guadagnando enormi somme di denaro. Tra queste, stando alle dichiarazioni di Gürsel Tekin vicepresidente del principale partito d’opposizione turco (il Chp), ci sarebbe anche la compagnia turca di trasporti marittimi Bmz Ltd., che caricherebbe il petrolio dell’Isis sulle sue navi cisterna al porto di Ceyan e le trasporterebbe in Giappone. Proprietario della compagnia è Bilal Erdogan, figlio del presidente turco Recep Tayyip Erdogan.