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La testa di Abraxas è quella di un gallo. Simbolicamente questo animale è legato al mattino e al Sole. Esso rappresenta la vigilanza, l’attenzione e, nel cristianesimo esoterico, la resurrezione. Il gallo è quindi colui che saluta il Primo Sole, che emerge dalle tenebre, ad indicare la volontà protesa verso lo Spirito occultato, ma possiamo anche leggervi l’annuncio della venuta del Cristo, e del cambiamento fra una fase di ignoranza (notte), ad una fase di conoscenza (giorno). Al canto del gallo non sta bene farsi trovare ancora immersi nel sonno della ragione, per non rischiare, come San Pietro, che il torpore e l’inebriamento delle emozioni ci conducano a testimoniare il falso, su ciò che in realtà siamo, o dovremmo essere.
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Le gambe rappresentano l’elevazione e la possanza: il fondamento su cui si regge tutta l’opera umana. Esse sono, per ovvia constatazione, il basamento o piedistallo necessario, per elevarsi e tendere al cielo; se salde a terra permettono all’uomo di protendersi verso l’alto, è attraverso di esse che traiamo forza dall’elemento terra, ma che subiamo anche la forza dell’elemento aria.
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La frusta è antico simbolo egizio di potere, di dominazione, di punizione, legato a divinità del tempo. Nell’Antica Roma la frusta era appesa ai carri di trionfo, mentre in Grecia era simbolo dei Dioscuri. La frusta riassume in sè lo scettro ( potere ) e il cappio ( punizione ). L’associazione scudo -frusta, indica la completezza di Abraxas in grado di dispiegare il proprio supremo potere, ed immune ad ogni altro potere.
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Il sette, come le lettere che ne compongono il nome, è il numero fondamentale che regola la manifestazione ( sette i colori, sette le note, sette i giorni della settimana, sette i vizi, sette le doti, le direzioni, ecc… ). Il sette è l’incontro fra il 4 ( gli elementi ), e il 3 ( numero delle tre forze: positiva, negativa, e neutra, ma anche del divino ); la geometria esoterica ci suggerisce che la comunione fra il quadrato e il triangolo, produce il pentagono (l’uomo realizzato ).

Questo è un Dio che voi non avete conosciuto, perché gli uomini lo hanno dimenticato. Noi lo chiamiamo col nome suo ABRAXAS. Esso è più indistinto ancora di Dio e del demonio.
Per distinguere Dio da lui, chiamiamo Dio Helios o sole.
Abraxas è effetto. Niente gli sta opposto se non l’ ineffettivo; perciò la sua natura effettiva si dispiega liberamente. L’ ineffettivo non è, e non resiste. Abraxas sta al di sopra del sole e al dì sopra del demonio. E’ probabilità improbabile, realtà irreale. Se il pleroma avesse un essere, Abraxas sarebbe la sua manifestazione. Il sole ha un effetto definito, e così pure il demonio. E quindi ci appaiono molto più effettivi di Abraxas, che è

“Ma Abraxas pronuncia la parola santificata e maledetta che è vita e morte insieme. Abraxas genera verità e menzogna, bene e male, luce e tenebra, nella stessa parola e nello stesso atto. Perciò Abraxas è terribile. E’ splendido come il leone nell’attimo in cui abbatte la preda. E’ bello come un giorno di primavera. Si, è il grande Pan in persona e anche il piccolo. E’ Priapo.
E’ il mostro del mondo sotterraneo, un polipo dalle mille braccia, nodo intricato di serpenti alati, frenesia. E’ l’ermafrodito del primissimo inizio. E’ il signore dei rospi e delle rane che vivono nell’acqua e calpestano la terra, che cantano in coro a mezzogiorno e a mezzanotte. E’ la pienezza che si unisce col vuoto. E’ il santo accoppiamento, E’ l’amore e il suo assassinio, E’ il santo e il suo traditore, E’ la luce più splendente del giorno e la notte più oscura della follia, Vederlo significa cecità, Conoscerlo è malattia, Adorarlo è morte, Temerlo è saggezza, …” ( C.G. Jung )
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Jung propone quindi un Abraxas come la causa prima di ogni manifestazione, e al contempo come materia informe, prima di ogni ordine e forma, almeno nel senso percepito e percepibile dall’umana ragione. Un elemento ( nel senso di elementare ed inscindibile ) dove pensiero, volontà, e oggetto di essi, trovano coesistenza in una completa comunione, non spiegabile attraverso altro che simboli.

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Possiamo avanzare due lecite ipotesi, attorno al perché Abraxas apparisse in sigilli ufficiali di Vescovi, Arcivescovi, Priori di un ordine monastico, e nobili.