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L’ombra individuale, per come la intende Jung, è una componente della personalità, il lato rimosso, “il fratello oscuro”, ovvero tutti quei “difetti” (o presunti tali) che non ammettiamo di avere perché inaccettabili alla luce della coscienza. L’Ombra personale è il frutto di tutto ciò che abbiamo rimosso nel corso del nostro percorso di crescita a causa delle restrizioni di tipo etico-morale dovute all’ambiente di formazione. Per fare un esempio concreto, pensiamo a un uomo avido che non riconosce questa sua caratteristica negativa e che, quindi, proietta sugli altri l’avidità stessa. Non riconescendo la sua avidità egli giudica negativamente gli avidi, che guarda caso incontra spesso sul suo cammino.

Se da un lato Jung individua l’ombra individuale, come illustrata nel precedente paragrafo, dall’altro ritiene esista anche un’ombra collettiva. Quest’ultima è legata all’universo degli archetipi, ovvero le idee innate e predeterminate dell’inconscio umano. Difatti Jung era convinto che l’inconscio di ognuno di noi, fin dalla nascita, contenesse delle immagini mentali innate, primordiali, collettive, nel senso che appartengono a tutti, indipendentemente dalla formazione personale. L’insieme di questi archetipi formerebbel’inconscio collettivo.

L’Ombra individuale si manifesta principalmente attraverso i sogni e le proiezioni suddette. Nel mondo onirico essa assume spesso le sembianze di una figura dello stesso sesso del sognatore o di un animale, che si comporta in modo molto diverso dal sognatore stesso. Difatti il suo scopo è integrare, compensare, le qualità che il sognatore non osa manifestare nella sua vita cosciente. Le proiezioni, come abbiamo già visto, consistono invece nell’attribuire a qualcun altro i nostri peggiori difetti, senza accorgercene.

Chi è vittima dell’Ombra, ovvero chi non ne è consapevole, tende a colpevolizzare gli altri a causa del meccanismo della proiezione. Comprenderlo aiuta a uscire da questa logica e a capire che i difetti altrui, specialmente quelli che ci procurano maggiore fastidio, appartengono in realtà alla nostra interiorità. Non è certo un lavoro semplice, anche perché la coscienza, finché non si abitua, tende a negare l’evidenza. Ma si può sempre imparare: basterebbe iniziare a farlo nella vita quotidiana!